Arianna Grasso, docente di inglese legale e traduzione legale per università, professionisti (avvocati, notai e traduttori), enti e associazioni di categoria sarà in nostra compagnia in occasione dell’evento di ALP2019 per spiegarci quel complesso mondo che si cela dietro il legal English. In occasione dell’evento, ci ha rilasciato un’intervista in anteprima, raccontandoci la sua formazione professionale e svelandoci qualche anticipazione sul suo prossimo intervento.

 

Cosa sognava di fare da bambina? 

Non posso certo dire che sognavo di diventare una traduttrice legale fin da piccola :).  Di sicuro sognavo però già da allora di lavorare in ambito internazionale e di viaggiare per poter entrare a contatto con realtà e culture molto diverse dalla mia: a dream come true!

 

Quando è iniziata la sua carriera?  

Sono traduttrice legale e docente di inglese legale e traduzione legale da circa vent’anni. Una volta ottenuto il diploma di Interprete e Traduttrice della Civica Scuola per Interpreti e Traduttori del Comune di Milano, mi sono laureata in Lingue e Letterature straniere presso lo I.U.L.M. di Milano. La tesi di laurea sugli aspetti legali del multiculturalismo canadese è stata una delle prime occasioni di abbinare lo studio delle mie due passioni principali: il diritto e le lingue. Grazie al suggerimento del mio relatore, ho frequentato subito dopo la laurea un corso di specializzazione per esperti traduttori giuristi. Devo però anzitutto l’inizio di questa attività alla traduzione delle pubblicazioni di Amnesty International come volontaria per molti anni.  

Sognavo di lavorare in ambito internazionale e di viaggiare per poter entrare a contatto con realtà e culture molto diverse dalla mia: a dream come true!

Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera da libero professionista?  

Ho deciso di passare alla libera professione quando lavoravo come traduttrice legale dipendente in un prestigioso studio legale internazionale milanese. Può sembrare paradossale ma la scelta è stata forzata dai ritmi di lavoro troppo impegnativi che subivo all’interno dello studio. Ho sentito la necessità di gestire meglio il mio tempo e soprattutto di vivere in un ambiente più sereno e meno stressante. 

 

Quanto pensa sia importante il dialogo tra il traduttore e l’avvocato?   

Ritengo che il dialogo tra i traduttori e i loro committenti giuristi sia molto utile anche se non sempre ipotizzabile. Se il traduttore ha un contatto diretto con il committente, l’interazione con quest’ultimo è fondamentale e spesso inevitabile perché necessaria a chiarire dubbi di natura lessicale e concettuale. Quando lavoravo in studio come traduttrice, avevo la fortuna di potermi rivolgere direttamente agli avvocati che mi incaricavano di svolgere le traduzioni dei rispettivi departments. Ho imparato moltissimo da questa interazione. Ovviamente il dialogo risulta molto più difficile se non impossibile quando la traduzione è commissionata da intermediari come le agenzie di traduzione.  

 

Quanto pensa sia importante avere una formazione giuridica in italiano per un traduttore?  

La formazione legale dei traduttori specializzati in questo settore è sicuramente importante ma le ricerche che questi professionisti svolgono ogni giorno per identificare i corretti traducenti dei testi che affrontano costituisce già di per sé una formazione continua. Suggerirei comunque lo studio di argomenti molto specifici, ovvero quello dei testi maggiormente richiesti dal mercato: contrattualistica, documentazione societaria e atti processuali civili. A seguire tutti gli approfondimenti degli altri settori (minori ma comunque importanti) da cui provengono le richieste, ovvero procedure concorsuali, diritto penale, reati societari, proprietà intellettuale, data processing, ecc. Per questo motivo, sconsiglierei a chi già possiede una formazione linguistica di seguire una formazione giuridica completa, quale ad esempio una laurea triennale o perfino specialistica. È importante avere nozioni di base nei settori fondamentali e quindi dedicare parte della formazione a questi approfondimenti, ma bisogna fare attenzione a non disperdere le energie in meandri specialistici non necessari ai fini professionali.   

 

Quali sono le difficoltà maggiori riscontrate dai traduttori quando si parla di “legalese”?   

I testi redatti in inglese o in italiano in base allo stile c.d. “giuridichese” o “legalese” presentano difficoltà lessicali e morfosintattiche che determinano un allungamento dei tempi della traduzione dovuto alla necessità di identificare il nucleo semantico fondamentale per riuscire a tradurlo. Questa difficoltà si presenta soprattutto nella combinazione linguistica italiano-inglese, perché l’inglese, anche nella sua versione legalese più estrema, offre uno stile più semplice soprattutto in considerazione della struttura più paratattica del periodo. A livello lessicale, inoltre, il legalese inglese privilegia un lessico di derivazione greco-latina, risultando quindi più accessibile ai nativi di lingue romanze. 

 

 

 

Bisogna fare attenzione a non disperdere le energie in meandri specialistici non necessari ai fini professionali. 

Avrebbe un consiglio da dare ai neofiti traduttori che si approcciano al “legalese”?   

L’unico consiglio che vorrei dare è quello di aumentare la loro conoscenza del fenomeno. E’ necessario che i traduttori neofiti siano consapevoli della presenza sul mercato di testi fonte inglesi redatti nei due stili legalese e plain English. Lo studio preliminare delle caratteristiche di questi testi e delle tecniche e metodologie traduttive dei medesimi permette di affrontare le prime traduzioni professionali con maggiore serenità.  

 

Vuole darci qualche anticipazione e/o curiosità sul suo intervento?   

L’unica anticipazione che mi sento di dare è la mia non neutralità rispetto all’argomento. Sono decisamente a favore di uno stile redazionale semplificato dei testi legali, tenendo presente il fatto che semplificare non significa banalizzare: il plain English non critica l’utilizzo di tecnicismi ma suggerisce di rendere i testi legali più accessibili intervenendo su tutti gli altri elementi lessicali e sulla sintassi. Sogno il giorno in cui l’antilingua tanto invisa a Calvino sia solo un brutto ricordo collettivo anche in patria.

 

Perché ha deciso di accettare l’invito e di partecipare attivamente ad ALP?   

Ho accettato l’invito perché sono certa che il confronto con gli altri relatori sarà molto utile e stimolante, tanto quanto il contatto con un pubblico interessato agli argomenti che mi appassionano da sempre.

 

Cosa si aspetta da ALP 2019 e dai partecipanti?   

Mi aspetto di uscirne arricchita sotto il profilo culturale e umano. Questi momenti di incontro sono estremamente importanti nell’era del digitale e in generale il traduttore è un “solista” che trae molto giovamento dalle occasioni di confronto e contatto non filtrato da uno schermo.  

 

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